Coronavirus: Estetiste, smartworking sta minacciando la sopravvivenza dei centri estetici
Il nuovo DPCM del 25/10/2020 da qualche giorno approvato dal Governo, è a tutti gli effetti un lockdown mascherato che colpisce in particolare le imprese della ristorazione, dell'intrattenimento e della cultura, ma espleta i suoi effetti negativi anche sulle altre attività non direttamente colpite come quelle dell'estetica e del benessere.
A maggio, subito dopo la riapertura, dopo tre mesi di lockdown, nonostante i nostri appelli gli aiuti arrivati alle nostre imprese sono stati insufficienti e non ci hanno permesso di ripartire con la tranquillità necessaria, perché tutte le incombenze di natura fiscale e di ordinaria amministrazione sono rimaste invariate.
Canoni di affitto, leasing, imposte e tasse locali, continuano a rappresentare per noi un impegno ineludibile. Secondo il nostro sondaggio relativamente al comparto estetica, condotto nelle maggiori città italiane, oltre al virus, lo smartworking rappresenta una minaccia che rischia di desertificare i centri storici e ha un impatto devastante sull'economia e sul PIL.
Il lavoro da casa, determina un aspetto psicologico sulle persone, si esce di meno, non ci sono riunioni ed incontri e quindi vengono meno le esigenze strettamente legate all'immagine della persona.
Questa situazione che si protrae da marzo, riduce la socialità declinata in tutti gli ambiti della vita. La clientela, specie quella che lavora nei centri delle città, non dovendo recarsi più fisicamente al lavoro, contrae la domanda relativa ai bisogni estetici.
Molti servizi base vengono fatti a casa direttamente dalle clienti.
Come estetica registriamo soprattutto nelle grandi città, meno nei centri più piccoli, una crisi che per il momento rischia di protrarsi ancora per molto tempo, perché le chiusure anticipate dei bar e ristoranti producono effetti negativi anche su di noi.
Le proposte per il settore estetica sono quelle che il Presidente Liso ha sostenuto e chiede al Governo, come sgravi contributivi e fiscali, sostegni alle imprese estetica, abbassamento dell'iva, aiuti finanziari ecc.
Nelle grandi città il 30% delle imprese di estetica non ha riaperto, perché è antieconomico e si preferisce per il momento aspettare. Tutto questo determina il boom del lavoro nero domiciliare che rappresenta la vera minaccia e su cui come Confesercenti Immagine e benessere ci siamo spesi da tempo.
Non sono sufficienti i ristori, servono provvedimenti straordinari per momenti difficili e particolari come quelli che stiamo vivendo.
Oltre il virus un nemico più minaccioso è la paura, dobbiamo riaprire tutti, in sicurezza, ma riaprire perché il virus si combatte con atteggiamenti virtuosi e rispettosi, ma allo stesso tempo con l'ottimismo e con la certezza che questa fase passerà.
La responsabile Estetiste
Chiara Pengo
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